STORIE DEI PESCI
(Pagina Facebook)
Iniziamo a riferire quanto tacitamente raccontatoci dai pesci, usando la rete sociale per catturare attenzione.
Pubblichiamo a puntate, all’indirizzo di cui sopra e sotto forma di appunti di viaggio, le mille variazioni dell’acqua. Si scrive a strascico e poi si scelgono le parole più efficaci ad allargare il discorso fino a perderlo di vista. Perdere è il presupposto per ritrovare. Con la consapevolezza che ciò che si è perduto si può solo ratificare in quanto tale, nel tornare.
L’immaginario ultramarino
Il disfacimento dell’ombra
Le figure del passaggio
Le coreografie invisibili
Le ali della fantasia
Bestiario deforme
Trittico dei pescecani randagi
LA CRIPTA DELLE VELLEITÀ
I pesci sono come la verità: quando vengono a galla, è troppo tardi. Comprenderli è un’ammissione di colpa. Una realtà eviscerata dove l’anima latita. Con questo lavoro si cerca d’intercettarla prima che si dissolva definitivamente, in tempo per determinare l’essenza dell’assenza, un rilievo vuoto a perimetrarne il fossile trasparente. (Archivio)
«Dovendo fotografare l’agonia senza l’ausilio di parole, Mue Ronge sviluppò questa tecnica istintiva.
A dire il vero, esisteva già, ma lui la rese più imprecisa, ispirandosi alla vita, sostituendo all’inchiostro
tradizionale una tinta direttamente relazionata al soggetto rappresentato: lo stesso sangue
e il nero naturale delle seppie. Inoltre, l’unico modo per immortalare l’esistenza sul finire consisteva
nell’intercettare l’anima dei pesci nell’atto d’evaporare. Mai ritratti si rivelarono maggiormente efficaci.
Era la sindone del mare. E lui, che non era un artista, si proponeva come un semplice mediatore».